La presenza di armi nei corredi funerari delle tombe etrusche è un indizio che svela l’importanza della disciplina militare fin dalle fasi più antiche, quando il principale ruolo maschile appare quello del guerriero, che difende la propria comunità dai vicini e compie spedizioni contro di loro per riportare bottino o addirittura sottometterli e appropriarsi del loro territorio. Nella fase villanoviana sono utilizzati elmi crestati, scudi, placche di protezione del torace, lance e spade di bronzo, e appare diffuso l’uso del cavallo, denunciato dalla deposizione dei morsi nelle tombe.
Nella fase orientalizzante gli aristocratici arricchiscono il proprio equipaggiamento bellico con carri da guerra desunti dallΓÇÖOriente e con lΓÇÖarmamento oplitico greco. In caso di guerra i nobili assumevano la funzione di capi militari, alla testa del loro seguito di servi e sottoposti. Il diritto di far parte dellΓÇÖesercito fu poi esteso ad altri gruppi in base al patrimonio, che doveva essere considerevole per permettersi il pesante armamento oplitico. I nullatenenti erano esclusi dagli obblighi militari.
Le città costiere disponevano anche di una forte ed efficiente marina da guerra, che aveva il compito di difendere le coste, i porti e i traffici commerciali che si svolgevano nel Tirreno. Spesso le navi etrusche, forti di questa tradizione marinara, compivano azioni audaci di pirateria e per molto tempo furono una costante minaccia per coloro che navigavano nel Tirreno, lungo le coste della Sicilia o nelle acque dello Ionio.